FVG 2018, LA SVOLTA: ripartiamo dalla cultura


di Renzo Tondo – Piuttosto che al totonomi per le prossime regionali pensiamo ai programmi, a risolvere la crisi, ai giovani e al loro futuro, al problema dell’immigrazione. E cominciamo dalla cultura, legata al turismo, cui abbiamo necessariamente aggiunto l’enogastronomia e lo sport: settori del vivere quotidiano in cui il Friuli Venezia Giulia raggiunge vertici d’eccellenza e che andrebbero finalmente unificati in un solo assessorato, con un programma che superi rivalità da capponi manzoniani. La proposta rappresenta una rivoluzione nell’assetto funzionale della Regione.

Siamo partiti da Gorizia: la sala affollata all’evento di Autonomia Responsabile all’Hotel Entourage testimonia l’interesse per l’argomento, che portiamo avanti con pragmatismo e con una serie di riflessioni, che derivano anche dall’ormai irreversibile distacco della sinistra e della sua cultura dai problemi della gente, dalle analisi di prospettiva sul futuro, dalla “visione” necessaria per governare una nazione o una regione. Si è aperto un vuoto che la realtà delle cose sta già riempiendo di contenuti. Ma essi vanno capiti, analizzati, se necessario valorizzati.

Prigioniera del politicamente corretto e asservita ai finanziamenti pubblici la cultura di sinistra è l’ombra del tempo in cui intellettuali del calibro di un Pasolini, diedero vita ai discutibili ma ineludibili “Scritti corsari”, in cui il Poeta di Casarsa si espresse – ed è solo un esempio –  contro l’aborto, suscitando il vivissimo scandalo dell’intellighentsia nostrana. Lo spirito libero e sulfureo che dimostrò schierandosi su L’Espresso con i poliziotti piuttosto che con i giovani sessantottini dopo gli scontri di Valle Giulia a Roma. Storici ribaltamenti di punti di vista, riflessioni che lasciavano il segno.

Non siamo nati ieri, cari pensatori di sinistra, siamo figli di una cultura democratica e libertaria, antagonista del potere castale e dell’ideologia impositiva: avete dimenticato che la Cultura ha il dovere di essere trasgressiva, ed è tale quando ha il coraggio di dire no al conformismo dilagante e al devastante moloch del Pensiero Unico, sacrificando magari, in nome della verità o delle proprie convinzioni qualche proficuo contratto filmico o editoriale o un passaggio sulle tv generaliste. Così fece ad esempio Oriana Fallaci, con i suoi libri spavaldamente controcorrente che le valsero l’eterno disprezzo delle vestali del Pci. Così fanno ancora, per fortuna, alcuni artisti o uomini di cultura , asserragliati in una ridotta che non è di centrodestra, ma semplicemente libera da ideologie, miti e riti consunti.

L’esempio odierno e vicino a noi è quello dei sedicenti intellettuali che hanno firmato la lettera contro il Comune di Gorizia sui migranti. Come se quel problema non fosse stato provocato dal folle lassismo dei governi di sinistra, da quel “volemose bene” d’accatto che permea i nostri media ma che disgusta la maggioranza degli italiani, da quel vortice folle e spesso lucroso che in nome dell’accoglienza pone un’ipoteca gravissima sulle future generazioni. L’impegno degli eterni firmaioli stile Capalbio ( che agli immigrati a riservato calci nel sedere) è cieco, superficiale, non traguarda null’altro che la spasmodica ricerca di un facile consenso alle prossime elezioni.

“Migrazione o invasione?” si chiedeva Renato Farina, vicedirettore di Libero, al nostro incontro all’Abbazia di Rosazzo, arrivando a proporre come soluzione una “nuova colonizzazione” dell’Africa e di parte del Medio Oriente, non più da conquistare con le armi ma con medici, ingegneri, progetti e congrui finanziamenti. Una provocazione  ma anche nei fatti una delle poche reali soluzioni che può permettere ai popoli più miserandi di prosperare, come è giusto, come è sacrosanto, nella loro patrie, strappandoli dalle grinfie dei corrotti mozzaorecchi che li comandano e consentendo loro di abbracciare l’unica società che ha permesso grandi libertà, l’emancipazione femminile, un generale benessere, ovvero la nostra. Scandalo? Forse, ma le nostre radici sono laiche e illuministe, non abbiamo miti cui ubbidire né cosmiche (e comiche) sciocchezze new age da adorare come qualche guru pentastellato. E’ un momento di grandi cambiamenti e il futuro sarà di chi saprà coglierli, con il coraggio della Ragione.

Renzo Tondo