La memoria stracciata


Di Giulia Manzan – Rieccheggiano ancora oggi, nel 2017, nelle parole dell’onorevole Serena Pellegrini di Sel, gli indegni fischi che i coraggiosi militanti del Pci radunati alla stazione di Bologna indirizzarono il 18 febbraio 1947 agli esuli provenienti dai territori dalmati e istriani, che con vertiginosa ignoranza furono definiti fascisti per compiacere gli infoibatori del compagno Tito. Fischi: aria soffiata , proveniente dalle anguste cervici di un’onorevole targata Sel di cui ben poco abbiamo sentito parlare finora, ma che, alla pari dei suoi compagni si risveglia puntualmente per la commemorazione degli infoibati e dell’esodo degli istriano-dalmati, fissato dallo Stato Italiano per il 10 febbraio. Una data che molto indispone gli ultimi seguaci di questo residuato della storia che camaleonticamente, sotto un’infinità di sigle diverse, vorrebbero replicare i fasti del Partito Comunista italiano, rinfocolando odi e rancori risalenti a 80 anni fa. Pochi seguaci ma rumorosi, come testimoniano le invettive feroci, spesso volgari, apparse anche sulle nostre pagine negli ultimi giorni. Gente che pensa di avere la verità in tasca, come alcuni sindaci della nostra regione che hanno ignorato l’evento, supportata magari da storici che hanno in comune un odio inveterato per tutto ciò che odora, anche lontanamente di Italia e di italiani. Allora ricordiamo che mentre il resto d’Italia festeggiava la fine della guerra propiziata dalle truppe angloamericane, a Gorizia e a Trieste ci fu l’occupazione dei partigiani titini che cercarono di completare anche nelle due città la scientifica “pulizia etnica” che avrebbe dovuto decapitare la classe dirigente italiana: ma nelle foibe finirono alla rinfusa anche donne, bambini vecchi, con la colpa di avere un cognome che terminava con una vocale. Una popolazione pacifica che da secoli abitava in Istria e in Dalmazia fu costretta con violenza e crudeltà ad andarsene dalla loro patria. Trecentomila esuli dovettero fuggire: hanno contribuito alla ricostruzione dell’Italia e noi li onoriamo, considerandoli fratelli, e condividiamo con loro e con i loro figli e nipoti, il dolore inestirpabile dell’esodo e delle foibe.
GIULIA MANZAN
Seg. Reg. A.R.