“Una svolta per la Regione ed in particolare per l’area montana potrebbe passare
attraverso le innovative introduzioni portate nel corso dell’approvazione della
recente legge in materia di tutela del suolo ed utilizzazione delle acque, ma
che necessariamente dovranno trovare concretizzazione negli atti che la giunta
si è impegnata a predisporre”.Lo ha sottolineato il vice presidente del gruppo di Autonomia Responsabile in
Consiglio Regionale FVG, RobertoRevelant in occasione dell’approvazione della legge per la
difesa del suolo e l’utilizzo delle acque in cui ha presentato diversi ordine
del giorno ed emendamenti in materia di idroelettrico, fatti propri dall’intero
consiglio, ed accolti dall’esecutivo FVG.
“E’ venuto il momento – aggiunge Revelant – di affrontare una volta per tutte
il tema delle derivazioni idroelettriche, al fine di dotare la nostra Regione
di strumenti e strutture adeguate per beneficiare dei significativi proventi
che questo settore genera, ma che molto spesso genera ricadute a società che
hanno sede oltre confine regionale, basti pensare per esempio alla centrale di
Somplago”.Da qui le tre proposte avanzate dal consigliere Revelant, tutte accolte
favorevolmente dall’intero Consiglio Regionale FVG.
“Il primo impegno è quello di costruire una società a partecipazione regionale
che possa diventare titolare di concessioni di derivazione idroelettriche, ma
che possa estendere la propria attività in più settori legati all’energia, un
po’ quello che da anni avviene nella Provincia Autonoma di Trento. Intervenire
su questo aspetto – continua Revelant – significa anche esercitare l’autonomia
che ci spetta, e di conseguenza la seconda proposta accolta è legata alla
necessità di dotarsi, entro 12 mesi, di una legge che normi, per quanto possibile
e senza contrastare la normativa nazionale, l’intero tema dell’utilizzazione
delle acque per scopi idroelettrici, a partire dalle concessioni, rinnovi,
deflusso minimo vitale, canoni e procedure.”
“Infine – conclude Revelant – l’approvazione dell’ordine del giorno sulla
ridefinizione della destinazione dei canoni concessori regionali, fondamentale
per il sostegno e lo sviluppo della montagna. Oggi questi canoni rappresentano
una significativa entrata per le casse regionali ma che poi solo in parte
ritornano a quei territori montani, gli unici interessati e penalizzati dallo
sfruttamento idrico, che in molti Comuni non viene adeguatamente compensato.”