Ian Palach, la nostra libertà


Di Renzo Tondo – Il 16 gennaio del 1969 Ian Palach si diede fuoco a Praga in piazza San Venceslao. Il giovane universitario cecoslovacco sarebbe morto tre giorni più tardi, il 19 gennaio, tra atroci dolori. Ian si era dato fuoco per protestare contro l’occupazione della Cecoslovacchia da parte delle forze del Patto di Varsavia, immolandosi coscientemente e filosoficamente per la libertà, per i valori eterni dell’eguaglianza e della fratellanza, della possibilità di espressione. Ian Palach si diede fuoco perché pensava che senza quei valori del nostro Occidente la vota stessa non avesse più senso. Incredibile a dirsi, oggi sull’onda delle minacce islamiste, di uno sfibrato politically correct questo valori sono dimenticati o ampiamente sottovalutati. Si assiste anzi, a sinistra, a una macchinosa rivalutazione del pensiero marxista anche nella sua versione più ortodossa, diventata evidente quando confusissimi leader (vedi Canada e Belgio) hanno tessuto peana imbarazzanti in occasione della morte di Fidel Castro, rivoluzionario dittatore, che aveva incarcerato e torturato oppositori e giornalisti, con trattamenti particolari per gli odiatissimi omosessuali. Peana che furono ripresi e amplificati a a dismisura dai nostri rivoluzionari al caviale. Ian Palach, a 21 anni si bruciò vivo nella speranza che i suoi concittadini tornassero all’occidente, a quei valori culturali, a quella storia, da a quel pensiero dai quali i Cecoslovacchi, come gli Ungheresi e i Polacchi erano stati strappati con la violenza dei carri armati sovietici. Ian Palach rivelò urbi et orbi l’incompatibilità del comunismo con il genere umano: un suicidio profetico che prefigurò la prossima fine di un regime, che era riuscito a rendere triste e simile a una prigione la vita di tutti i popoli che aveva sottomesso e calpestato. Il nostro Pci diede come sempre molti colpi al cerchio ( a favore della primavera di Praga) e più discrete pedate alla botte ( i finanziamenti cospicui che i “fratelli” dell’Unione sovietica passava ai casalinghi nemici dell’Alleanza Atlantica). Berlinguer si inventò la Terza via, che non avrebbe portato da nessuna parte. Ian Palach ci ricorda che la libertà di cui godiamo non ce la regala nessuno: che l’Occidente l’ha conquistata a prezzi altissimi, sanguinosi, tragici. Ci ricorda che è la libertà è il patrimonio più grande della nostra civiltà e che va difeso a costo della vita. Questa la lezione al mondo di un universitario di 21 anni nato a Praga nell’agosto del 1948. Sarai sempre nei cuori di chi crede nella libertà e nella democrazia, Ian Palach. Noi non dimentichiamo.