KOSIC (DIRETTIVO A.R.): “SERRACCHIANI: DANNO E BEFFA”


“Il Piccolo” ci informa, per la seconda volta (3 sett., 16 ott. c.a.), sulle conseguenze negative che il cosiddetto reddito di cittadinanza (SIA) avrà per le casse della nostra regione. AR è già intervenuta sul tema evidenziando le ripercussioni sconcertanti del SIA sulla spesa sociale. Che cosa si dice nei due articoli del quotidiano? Che i calcoli fatti per finanziare il SIA sono sbagliati, per cui gli stanziamenti previsti sono insufficienti. Ci si guarda bene dall’informare i lettori che, nonostante ciò, nel frattempo la Giunta in carica ha approvato un nuovo regolamento che destinerà ai cittadini nati all’estero circa il 60% delle risorse stanziate. Lo studio citato calcola che ci vorranno più di 71 milioni per soddisfare gli aventi diritto, invece dei 39 finora stanziati per il 2016. Si è già scritto della tirannia della maggioranza e dell’uso strumentale che l’attuale Presidente della nostra regione sta facendo della sua carica istituzionale per fare propaganda politica per il suo partito. Vorremmo, ora, evidenziare tre criticità che contraddistinguono le scelte fatte: la miscela esplosiva dal punto di vista della tensione sociale che viene alimentata con decisioni inconsulte perché contrarie al buon senso; la totale mancanza di pianificazione sia per il capitolo della salute che per quello delle politiche sociali; la menzogna, con l’utilizzo del nominalismo estremo, per occultare la verità.

Fedele al suo moto, “finché la barca va…”, la Vice Presidente nazionale del PD, procede imperterrita senza che le sfiori alcun dubbio sul livello di esagerazione raggiunta. Le emergenze che le politiche sociali stanno affrontando nella nostra regione sono molto serie, sicuramente più che in altre regioni (la numerosità dei cittadini extracomunitari, il 7,3% della popolazione totale, l’isolamento sul tema immigrazione con i Paesi e le regioni confinanti). Abbiamo anche già detto che a livello nazionale, Renzi, ha approvato il suo reddito di cittadinanza (MIA) e che per usufruire del contributo nazionale, la residenza richiesta nel nostro Paese, sarà di cinque anni. Da noi basteranno 24 mesi. Sulla tensione sociale, in seria crescita, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità e non si potrà certo accusare chi è stato in silenzio per tre anni e mezzo sperando che qualcosa potesse cambiare. Possiamo, quindi, solo sperare, che la scintilla non scocchi. Vorrei, invece, soffermarmi sulle conseguenze che insorgono quando un organo esecutivo governa senza pianificazione. Nel 2014 la Direzione Centrale di pertinenza decise di eliminare l’area della pianificazione preposta ad analizzare bisogni e costi dei servizi sanitari e sociali, cioè a dire, l’ammontare della spesa necessaria per garantire i servizi annuali. Se si sbagliano i calcoli ma la volontà politica si ostina a proseguire sulla strada intrapresa, non rimane altro che trovare la differenza. Quanto? 32 milioni, forse 22, l’Assessore dice che potrebbero bastarne anche 10. Ma c’è da fidarsi? E di chi? Dello studio dell’Ires (32 milioni)? De “Il Piccolo” del 16 ott. (22 milioni)? Forse dell’Assessore preposto (cc. 10 milioni)? Ricordo ancora cosa disse l’Assessore regionale (28 feb. ’14, Il Piccolo) al Consiglio comunale triestino (giunta Cosolini) quando fu audita perché ci si preoccupava che le risorse stanziate per la sanità del capoluogo fossero insufficienti: “Qualche preoccupazione ce l’ho anch’io…Ho detto ai Direttori che se arrivano al taglio di servizi mi devono avvertire, e si cambia rotta. Se poi questo succederà lo stesso, farò ammenda”. Quando si dispone di meno di 300 milioni per finanziare l’intero settore sociale del FVG, e si spostano da un anno all’altro 50 e più milioni la conseguenza è lo stravolgimento della spesa sociale. Le emergenze più rilevanti sono povertà e non autosufficienza, pilastro storico dell’integrazione sociosanitaria del FVG. Per la non autosufficienza dal 2008 al 2011 la giunta Tondo passò dai 17 milioni iniziali ai 34, con i soli fondi regionali. Per lo stesso capitolo la giunta Serracchiani ha a disposizione per il 2016 cc. 37 milioni, di cui 5 sono statali. Per la non autosufficienza l’esecutivo regionale ha tagliato 2 milioni. Ma veniamo al nominalismo. Il SIA, secondo le intenzioni giuntali, dovrebbe servire sia per dare un contributo economico che per trovare un lavoro alle persone che ne usufruiscono. Ad oggi, gli unici posti di lavoro di cui si parla sono gli impiegati da assumere nei centri civici per sbrigare le pratiche del SIA. Il danno e la beffa sono involontari.       

18.10.2016