“Metà dei pasti serviti nelle case di riposo del Friuli Venezia Giulia non risponde agli standard nutrizionali minimi e tre strutture su quattro hanno vari tipi di carenze di carattere igienico-sanitario.” Lo si legge nel “report svolto su un campione di 51 realtà (20 quelle triestine), pari al 27% delle 189 operanti in Fvg” elaborato dalla Direzione regionale della Salute già nel 2015 e mai reso pubblico. “ (Il Piccolo, 19 Febbraio). Quante sono le persone ospiti delle case di riposo nel FVG? Si tratta di cc. 12.000 persone. Da uno studio fatto nel 2009 dalla Direzione Salute risultava che cc. 6.000 erano ospiti di case di riposo per non autosufficienti convenzionate (beneficianti della quota di abbattimento retta). All’epoca, cc. 4.500 persone con caratteristiche simili, erano ospiti di strutture residenziali che non beneficiavano della quota di abbattimento retta. Per queste persone la Giunta Tondo, già nel 2010, erogava 44.600.00 euro. Da allora c’è stato un aumento di 400.000 euro. Ma quante sono le persone non autosufficienti in FVG? Più di 43.000 hanno riconosciuta l’invalidità civile al 100% e hanno diritto all’indennità di accompagnamento.
Cosa succede alle persone non autosufficienti sul “territorio”, circa 30.000 persone? Poco più di 3.000 fruiscono del Fondo per l’Autonomia possibile, cc. 320 del Fondo per i gravissimi. La Giunta Tondo, nel 2011, stanziava per i non autosufficienti 34 mil, per i gravissimi oltre 3 mil. La Giunta della vicesegretaria del PD prevede una spesa di 32 milioni per i non autosufficienti (fortunatamente oggi lo Stato contribuisce con cc. 5 milioni) mentre per i gravissimi la cifra è la stessa. Quante persone non autosufficienti aventi diritto non usufruiscono del contributo regionale per la non autosufficienza? Più del 50%. Quanti sono i gravissimi che attendono di ricevere il contributo? Non è dato saperlo. Di non autosufficienti di cui la Regione ha smesso di occuparsi da anni ce ne sono (per difetto) ben più di 20.000. Da calcoli effettuati sulla base di dati disponibili nel Sistema informativo sociosanitario regionale, è fondato ipotizzare che circa il 16% (pari a circa 6.000/20.000) ha avuto in media due accessi al Servizio Infermieristico Domiciliare nel corso di un anno.
Il 27.01.07 l’Assessore regionale alla salute dichiarava che “il sistema sanitario regionale del Friuli Venezia Giulia ha assunto a tempo indeterminato quasi 800 persone fra infermieri e Operatori Socio Sanitari (OSS). Nel periodo che va da settembre 2016 ad oggi sono stati chiamati tutti i 693 della graduatoria infermieri e i 235 dalla graduatoria OSS, dei quali 206 proprio oggi.” Nel dettaglio ci viene poi fornita la distribuzione regionale delle 206 posizioni di OSS mentre nulla si sa del luogo di impiego (Ospedali o “territori”) dei 693 infermieri, che svolgono la loro professione sia negli Ospedali che nei Distretti. Non ce l’abbiamo, quindi, con una categoria professionale specifica. Anzi! Va ricordato che mentre nei reparti ospedalieri i dipendenti della sanità lavorano per 365 giorni all’anno 24 ore su 24, week-end e festività comprese, sul “territorio” il servizio nei Distretti prevede sia giorni che orari di lavoro “diversi”. Legittimo. Infatti, da anni il flusso di infermieri dall’ospedale verso il territorio è in crescita mentre il contrario, infermieri che chiedano di tornare negli ospedasli, non c’è segno. Va ribadito che senza gli infermieri (l’ordine professionale più numeroso, cc. 1/3 del totale dei cc. 20.000 dipendenti del SSR) la “partita” per la salute non si potrebbe giocare perché si tratta di una categoria le cui preziose competenze specializzate vanno sempre (tempi e modi) valorizzate evitando ogni spreco possibile.
E’ anche per questo motivo che la Regione utilizza le proprie risorse per finanziare le università regionali ed i loro corsi di formazione. Che i dipendenti pubblici possano scegliere condizioni di lavoro convenienti è quindi del tutto comprensibile. Lo è meno quando si fa una riforma sanitaria richiamando la centralità delle persone sempre più anziane sapendo che più di 20.000 non autosufficienti non sono aiutati dalla Regione pur avendone diritto e lasciando le stesse nelle condizioni di cui parla “Il Piccolo” il 19 Feb. Quando si parla di non autosufficienza, le persone nel quotidiano più fragili, è necessario spendere le risorse in modo che i servizi si adeguino ai bisogni dei cittadini e non viceversa.
Abbiamo già detto che spendere di più non significa avere più salute. Lo vediamo da tre anni che non basta neanche assumere categorie professionali iniquamente distribuite sul territorio regionale per avere un’emergenza/urgenza che funzioni, ospedali che funzionino e tantomeno persone assistite nelle case di riposo o nel proprio domicilio. Il “territorio” non va ospedalizzato perché gli anziani, anche quelli non autosufficienti, non necessitano di cure intensive che devono essere garantite dagli ospedali. Il territorio ha bisogno di fondi maggiori per i Comuni affinché si possa favorire l’integrazione sociosanitaria da sempre perseguita dalla nostra Regione. Per gli anziani, soprattutto per quelli più fragili, c’è bisogno di più contributi affinché possano restare il più a lungo possibile nelle loro abitazioni e per aiutare le famiglie a pagare le rette nelle case di riposo.
Il 14 Febbraio la Giunta della Regione FVG ha deliberato di promuovere ricorso davanti alla Corte costituzionale contro la legge di bilancio dello Stato per l’anno 2017. L’assessore alle Finanze Francesco Peroni, ha dichiarato “… ritiene illegittimo l’art. 1, commi 392 e 394 della legge che pone a carico del FVG un contributo alla finanza pubblica stimato in misura pari a 84milioni di euro nel 2017, 134 milioni di euro nel 2018 e 175milioni nel 2019”. (ANSA Regionale) Lo si sapeva da oltre un anno ( Sanita24, Il sole24ore, 29 Feb 2016) e sappiamo che cosa ci aspetta nei prossimi. Le riforme della vicesegretaria del PD Serracchiani, soprattutto quella sanitaria, ha demolito un sistema intero ed ha portato al fallimento del bilancio finanziario regionale.
*Vladimir Kosic, già assessore regionale alla sanità, componente del comitato regionale di Autonomia Responsabile