Una nuova governance per la montagna FVG


“Una governance per la montagna”: questo, in estrema sintesi, il messaggio fuoriuscito dall’affollato incontro organizzato da Autonomia Responsabile all’Hotel Carnia di Venzone, dove è stata sviscerata l’assoluta necessità di conquistare nuovi spazi di autonomia gestionale e finanziaria della zona montana del Friuli Venezia Giulia, che rappresenta il 55 per cento del territorio regionale, ma che a causa dello spopolamento degli ultimi decenni costituisce meno il 10 per cento della popolazione totale. Dopo la presentazione della segretaria regionale Giulia Manzan che ha salutato il pubblico e anche i rappresentanti di Forza Italia, l’onorevole Sandra Savino e il consigliere regionale Riccardo Riccardi

GARLATTI: RIVOLUZIONE COPERNICANA NEI CONTRIBUTI ALLE IMPRESE

La parola è quindi passata al professor Andrea Garlatti il quale ha illustrato la sua “rivoluzione copernicana” nel sistema dei contributi alle imprese: non più finanziamenti a pioggia all’insegna di un assistenzialismo acefalo con tempi burocratici biblici ma interventi diretti su tutto ciò che è credito di imposta e come tale grava sulle aziende o ne ostacola lo sviluppo. “ La Regione– ha spiegato Garlatti – si sostituisce quindi allo Stato sgravando le imprese e facendo recuperare loro le risorse liquidità necessaria allo sviluppo.”

SALSA : AUTONOMIA GESTIONALE PER LA ZONA ALPINA
Il professor Annibale Salsa da parte sua ha messo in primo piano il ragionato rifiuto di considerare la montagna come “zona marginale” e ha rivelato la genesi storica che ha portato a questo disastroso concetto, che si impone a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, che con l’imporsi dello Stato nazionale i cui poteri sono concentrati nelle grandi città di pianura. Questo passaggio epocale demolisce il virtuoso “Modello Alpino” che aveva le sue radici nel Medioevo e che assicurava alle zone montane un’ampia autonomia di tipo organizzativo generale ma anche fiscale, senza subalternità ad altri centri di potere. “La crisi di spopolamento – ha affermato Sansa – ha avuto punte drammatiche negli anni ’20 e poi negli anni’60 e ’70, quando le sirene dell’industrializzazione hanno provocato lo spostamento di grandi masse di popolazioni dalle Alpi alla pianura. E’ passato un messaggio appunto di marginalità, si è tolto alle popolazioni delle Alpi, tranne forse che in Austria e Svizzera il potere di autogestire il proprio territorio. Non si può più pensare – ha concluso in sintesi Sansa – a una stessa governance per la pianura e per la montagna, che deve recuperare spazi notevoli di autonomia gestionale.”

REVELANT: UNA SOLA UTI DALLE DOLOMITI ALLE VALLI DEL NATISONE

Il consigliere regionale Roberto Revelant ha esordito mettendo in luce l’assurdità di frammentare la zona montana del Friuli Venezia Giulia – come ha fatto il governo Serracchiani – addirittura i sette diverse Uti. “ Autonomia Responsabile – ha detto Revelant – propone una sola Uti che comprenda tutta la zona mntana, dalle Dolomiti Friulane, alla Carnia, alla Val Canale e Canal del Ferro, al Gemonese fino alle Valli del Natisone. Un unico soggetto, con larga autonomia con forti agevolazioni fiscali assolutamente possibili come abbiamo verificato e restituendo alla zona montana i proventi dell’energia idroelettrica che le appartengono di diritto. “ Nel 1921 la popolazione della carnia era di 65mila abitanti contro i 36mila di oggi; nelle Valli del Natisone siamo passati da 18mila e 5500. Ma la montagna si salva soltanto mettendo in atto azioni forti ed elementi di sviluppo concreto – tra cui la banda larga – e dando a queste popolazioni una decisa autonomia gestionale.” Presente insieme ai colleghi Valter Santarossa e Alessandro Colautti, anche il consigliere regionale Giuseppe Sibau, chiamato in causa per le Valli del Natisone ha dichiarato l’assoluta necessità di realizzare nei fatti il progetto montagna di Autonomia Responsabile.

TONDO: LA MONTAGNA PUO’ RINASCERE

Guardiamo al futuro della montagna non più comparsa ma protagonista dell’economia del Friuli Venezia Giulia e oggi abbiamo illustrato il percorso per rendere possibile questo impegno: queste le parole di Renzo Tondo a conclusione dell’incontro. Salvare la montagna, arrestarne lo spopolamento si può e questo incontro di Autonomia responsabile lo ha dimostrato e diventa un punto fermo per qualsiasi futuro governo regionale, che auspichiamo ovviamente sia di centrodestra. Un centrodestra al quale Autonomia responsabile dà un contributo fondamentale con la sua squadra di sette consiglieri regionali, tanti amministratori locali, tanti giovani che hanno voluto mettere il loro tempo e la loro dinamicità al servizio di una politica che cerca di costruire, soprattutto per loro, un futuro migliore. Voi sapete – ha concluso Renzo Tondo . che non amo le polemiche e quanto preferisca parlare – come stasera – di cose concrete. Ma avverto solo quanto poco credibile sia questo Pd che dopo cinque anni di governo della Regione vede la sua governatrice rifugiarsi a Roma e il suo candidato presidente Bolzonello, candidarsi in un altro movimento.”