Politica succube dei poteri forti


di Renzo Tondo – Una politica sempre più debole e succube della magistratura. L’ascesa di movimenti che alimentano illusioni miracolistiche, cui seguono rovinosi tracolli. La scomparsa della questione settentrionale dall’agenda politica. Sono tre dei punti che più mi colpiscono, analizzando il panorama politico attuale. Partiamo dalla debolezza della politica. Ai tempi della scala mobile, Craxi sfidò il Pci e la Cgil e vinse. A distanza di 33 anni, tutti riconoscono la lungimiranza e lo spessore politico di un premier capace di realizzare una vera riforma sul lavoro, che arginò un’inflazione che sembrava inarrestabile, senza piegarsi ai ricatti della sinistra. Purtroppo, oggi siamo governati dal Pd e da Gentiloni: il “caso voucher” ha messo impietosamente a nudo gli enormi limiti di questo esecutivo. Craxi seppe affermare la sua autorevolezza politica entro i confini nazionali, ma fu anche in grado di guadagnarsi il rispetto internazionale, chiarendo che nessuno, neanche gli Stati Uniti d’America, potevano pensare di calpestare la sovranità nazionale. Craxi maneggiava con maestria e dimestichezza l’arte della politica, ma fu abbattuto dalla magistratura.

La lapidazione di Craxi ha inaugurato una stagione di inchieste “sospette”, processi sommari e, aspetto più triste, di una politica succube della magistratura. La “questione morale” è stata cavalcata, negli anni, da molti partiti, che non hanno mai capito che chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo, prima o poi, perisce. Emblematico il caso dell’eroe di Tangentopoli, quel Di Pietro che, usato in chiave antiberlusconiana, è stato spazzato via con disarmante facilità quando non “serviva” più. In questa fase politica, è il Movimento 5 Stelle a interpretare frustrazione, delusione e rabbia dell’opinione pubblica. Il voto ai grillini non premia le proposte, ma punisce gli altri partiti. C’è tuttavia un punto da chiarire: lo stesso movimento che propugna la democrazia diretta a portata di click sulla rete, è in realtà gestito da un monarca (Beppe Grillo), circondato da una corte dei miracoli. L’illusione di poter incidere sulla politica si scontra violentemente con la realtà, come testimoniano i molti fuorusciti dal Movimento. I grillini non consegnano il Paese al popolo, ma affidano il nostro futuro a una lobby. Virginia Raggi, sindaco di Roma, fa quasi tenerezza: investita di una responsabilità più grande di lei, tenta affannosamente di non annegare, mentre la capitale continua, inesorabilmente, ad affondare.

È chiaro che, al netto dell’inadeguatezza grillina, Roma paga anni di politiche sbagliate da parte dei partiti di destra e sinistra, e questa considerazione mi conduce al terzo punto politico: la scomparsa della questione settentrionale. Al netto delle appartenenze ideologiche, il divario tra Nord e Sud sotto il profilo della competitività economica, dei servizi sanitari e della lungimiranza amministrativa si fa sempre più marcato. In una fase di estrema delicatezza politica, fa specie che l’unico movimento nato per costituire un sindacato del Nord, svolti drasticamente tentando di trasformarsi in un partito di destra, nazionalista, distante dall’autonomia e affine al lepenismo francese. Senza entrare nel merito delle legittime ambizioni dei leader politici, rilevo come sia doveroso dare una risposta a un territorio che ha le carte in regola per essere strategico in ambito internazionale, ma merita un soggetto politico che ne capisce le esigenze. Serve un movimento radicato sul territorio, deciso a mettere lavoro, occupazione, sanità e servizi al centro del suo programma politico, e altresì orgoglioso di essere espressione di un’area geografica che ha raccolto l’eredità dell’Impero asburgico. L’Italia ha accolto Trieste, ma ne ha davvero valorizzato le potenzialità? La paralisi del porto era veramente inevitabile? Nessuno immagina proclami o rivendicazioni illogiche. Tuttavia, questa regione, per ripartire, ha bisogno di una classe politica che privilegi l’interesse collettivo alla propria carriera. E ogni riferimento alla presidente Debora Serracchiani è puramente voluto.

   RENZO TONDO, presidente del gruppo Autonomia Responsabile in Consiglio Regionale