L’attesa presa di posizione di Renzo Tondo è anche un’impegnativa assunzione di responsabilità, dettata dalla necessità di voltare pagina in una Regione devastata dalla giunta Serracchiani. I danni commessi da questa amministrazione regionale non sono soltanto la prova di incapacità di governare e di una sudditanza psicologica, ideologica nonché bassamente politica dai giochi di potere del Pd romano, ma anche un tradimento di quelli che erano gli intendimenti dei Padri fondatori del Friuli- Venezia Giulia. La questione della politica del FVg non si può ridurre a una mera questione di spartizioni territoriali tra Trieste e Udine, ma deve vedere interagire anche gli altri territori, il Pordenonese e il Goriziano, ma anche con nuovo e intelligente protagonismo l’Alto Friuli. Renzo Tondo a differenza di altri candidati, viene fortunatamente per i cittadini del FVG da esperienze storiche di alto livello, che richiamano alle lezioni di democrazia e libertà di un Loris Fortuna del cui entourage fu parte attiva, di un Comelli o di un Biasutti, che seppero inserire con forza e lucidità la nostra Regione in un contesto internazionale, traguardando le rivoluzioni europee che generarono la caduta del muro di Berlino. Sul piano nazionale Tondo ha richiamato più volte l’esperienza di quel Bettino Craxi che cercò di creare un’Italia laica e autorevole sul piano internazionale, soprattutto non succuba dell’ideologia comunista o, peggio, cattocomunista. Una piccola regione che alcuni vorrebbero microscopica e che invece ha nelle sinergie dei vari territori così ricchi e così complessi la sua unicità e la sua attrattività anche e soprattutto sul piano economico. Il si di Renzo Tondo è anche un definitivo “no” ai giochini di corridoio: le carte sono gettate, davanti a tutti e con chiarezza.