Sanità: qualcuno ci salvi dalla riforma


Di Vladimir Kosic – Il 12 marzo leggiamo su Trieste Prima le seguenti affermazioni dell’Assessore regionale M.S. Telesca: «Meno ricoveri a Muggia, a Trieste c’è da lavorare su Cap e pronto soccorso, ma sono gli stessi problemi di 20 anni fa e la riforma non è il problema. Chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire». Ed ancora: «Dobbiamo difendere la riforma sanitaria dalle strumentalizzazioni di un centrodestra che semina paura e crea confusione tra la gente. Su Trieste vanno certamente fatti degli sforzi maggiori per favorire il dialogo tra ospedale, territorio e medici di medicina generale, ma dobbiamo tenere la barra dritta e proteggere la riforma dalla propaganda».

Troppo facile sarebbe citare le incongruenze, di metodo e di merito, rilevabili sia negli articoli della legge regionale della riforma sanitaria sia nelle dichiarazioni che l’Assessore,  la vicesegretaria del PD e i vari rappresentanti della maggioranza hanno fatto sul tema.  Non risulta che quanto scritto negli articoli pubblicati da quotidiani e settimanali sulla riforma sanitaria sia mai stato smentito semplicemente perchè tutte le affermazioni espresse sono confermate da dati di fatto, percentuali, cifre e evidenze palesi. Lo stesso dicasi per ciò che riguarda le politiche sociali su cui la rivista Vita Nuova ha ampiamente informato i suoi lettori. Le  incongruenze, pertanto, sono evidenti e conclamate: la riforma sanitaria imposta d’autorità e di imperio ha demolito un sistema sanitario e sociosanitario integrato fino all’epilogo caotico ratificato dalla riforma delle UTI che ha espresso tutta la sua capacità pantoclastica distruggendo anche l’organizzazione dei servizi sociali comunali.

Ma l’Assessore lancia il suo “J’accuse!” affermando che il centrodestra “…semina paura e crea confusione tra la gente” e “… mente sapendo di mentire.”  Il giorno prima che fosse discussa in Consiglio regionale l’indizione del referendum per abrogare la riforma sanitaria l’Assessore aveva tuonato dalle pagine de Il Piccolo: “Qui non è in discussione la democrazia ma il diritto a ricevere cure e servizi sanitari.” In quell’occasione il consigliere  Marini aveva accusato l’Assessore regionale di “terrorismo”.  Si disse che strumentalizzare la paura di non essere più curati da un giorno all’altro dai circa 20 mila dipendenti del sistema sanitario regionale non poteva certo essere definito un atto di terrorismo, ma che una tale “minaccia” da parte di un rappresentante istituzionale fosse incomprensibile certamente  si. Quando le incongruenze diventano sistematiche e ripetute, come sta accadendo ai rappresentanti della Giunta al governo nel FVG  che si ostina  a ribadire la bontà delle riforme approvate e accusando inoltre l’opposizione di voler impaurire e confondere i cittadini con affermazioni menzognere fatte in malafede il “J’accuse” dell’Assessore risulta davvero ancor più incomprensibile.

Ci troviamo di fronte ad un’evidente dissonanza cognitiva, a due assunzioni di fatto  “dissonanti” tra di loro. E’ stato l’Assessore che ha cercato di “impaurire” i cittadini affermando che laddove fosse stato indetto il referendum 20.000 dipendenti del SSR non avrebbero più curato i cittadini. Ma né i dati di fatto né i numeri, per il Pd, hanno rilevanza. Come è accaduto con il referundum costituzionale è il 60% dei cittadini italiani ad aver sbagliato perché le riforme fatte dal PD sono assiomaticamente giuste. Se i cittadini non sono d’accordo, sbagliano. Se si lamentano è solo perché non hanno capito la bontà della riforma… O più brutalmente: “L’operazione è riuscita… ma il paziente è morto.”