“Una graduale, ragionata integrazione al nostro modo di vivere sarebbe la soluzione ideale per gli immigrati. Ma mi sembra un percorso molto difficile”: così il consigliere regionale di Autonomia responsabile Valter Santarossa a conclusione dell’interessante dibattito pubblico sullo scottante problema dei profughi tenutosi venerdì’ scorso a Pordenone nelle sale dell’Auditorium regionale. Erano intervenuti in precedenza Arianna Maturi, studiosa dell’Islam, con un lucido excursus sulla religione e sulla legge islamica (sharia), mentre il professor Bruno Tellia già docente di sociologia all’università di Udine aveva esposto le ragioni sociologiche della difficile integrazione dei profughi provenienti dalle nazioni islamiche nella società occidentale, anche per una demonizzazione della stessa da parte delle famiglie, degli Imam di riferimento, dei media dei paesi dai quali essi partono. “L’integrazione possibile passa attraverso l’accettazione delle nostre leggi e dei nostri costumi – ha affermato Valter Santarossa – ma mentre gli emigranti italiani del secolo scorso diventavano di fatto americani, o canadesi, o argentini anche per l’oggettiva difficoltà di comunicare con la madrepatria, i mezzi odierni consentono agli immigrati di continuare virtualmente a vivere e pensare come fossero in Siria o in Nigeria, pur vivendo in Italia. Nel senso che i collegamenti low cost consente loro di rientrare spesso in patria, con cui sono costantemente in contatto tramite la tv satellitare, internet, smartphone. Altro motivo per cui sarà obiettivamente difficile l’integrazione è il fatto demografico. Tra trent’anni, con il tasso di natalità degli immigrati di provenienza mediorientale e africana gli italiani diventeranno minoranza con il grave ma purtroppo possibile rischio di dover rinunciare a quelle libertà e a quelle regole democratiche che costituiscono l’essenza stessa della nostro modo di vivere.”