Serracchiani: gradimento ai minimi


La governatrice Serracchiani  precipita al terzultimo posto nell’indice di gradimento dei governatori delle regioni italiane dell’annuale classifica de Il Sole 24 Ore. Non infieriamo: le  statistiche non vanno prese per oro colato. Ma che certamente rappresentino una linea di tendenza, del resto ampiamente confermata dai risultati elettorali e referendari dell’anno appena trascorso. Riteniamo però necessaria una riflessione che è di natura politica e culturale: Debora Serracchiani  non riesce a cogliere la realtà e la complessità della nostra Regione. Non conoscendone la storia, le tradizioni che rendono unici i nostri capoluoghi di provincia e tutte le cittadine, i piccoli centri, le frazioni che la compongono, Serracchiani com’è tradizione della sinistra, esperimenta sulla pelle del FVG formule astratte, quasi sempre partorite a Roma da un ceto politico-dirigenziale che a malapena conosce la collocazione geografica della nostra Regione. Da questa spocchia testarda derivano errori di valutazione sul sistema sanitario, squilibri nella ripartizione territoriale dei finanziamenti, la sottovalutazione snobistica del problema profughi, che la sinistra pretende di risolvere con teoremi legati a nostalgie terzomondiste piuttosto che con soluzioni concrete e immediate, magari impopolari. L’ansia di un posto di rilievo nel Giglio magico renziano ha portato la nostra governatrice ad anticipare tempi e soluzioni, appiccicando la mappa delle Ass sulle storiche province e creando quelle Uti che oggi stanno fallendo anche per la totale mancanza di riferimenti storici – e quindi reali e concreti  come direbbe ad esempio  Marzio Strassoldo – dal punto di vista geografico; create per consegnarle alla corte renziana senza la base programmatica  di un serio piano finanziario, di valutazioni sul settore industriale, agricolo, commerciale, trasportistico, sopratutto sull’ occupazione. Nulla è passato inosservato all’opinione pubblica  e l’errore più grande  della Serracchiani – tipico del Pd- è quella di credere che il popolo non capisca la differenza tra autoritarismo e autorevolezza. 

IL GRUPPO CONSILIARE REGIONALE DI A.R.