Con gli occhi fissi a Roma, dove si attende un posto di rilievo nel magico Giglio renziano, Debora Serracchiani ha perso di vista la vocazione più importante del Friuli Venezia Giulia, quella internazionale. Regione Ponte, Crocevia d’Europa? Tanto per fare qualche esempio: provate a chiedere un treno per Lubiana o per Zagabria, dove da Trieste o da Udine si può andare solo in corriera; da Udine a Budapest trascorrete oltre 11 ore in treno, passando per il Bel Danubio Blu. Più che un ponte la nostra regione è un muro, che ferma o rallenta i rapporti con l’Est ma facilmente perforabile dai profughi in direzione ovest. Eppure problemi come immigrazione, commercio, industria, turismo, cultura non possono essere separati da un contesto internazionale in cui, per le sue note e conclamate prerogative geopolitiche il Friuli Venezia Giulia potrebbe rivestire un ruolo di protagonista. Basti ricordare l’importanza che la nostra Regione ebbe nella fase che portò all’indipendenza degli stati della ex-Jugoslavia quando, prima Antonio Comelli e quindi Adriano Biasutti furono interlocutori e osservatori privilegiati di capi di stato e di governo europei. Fu la stagione della Pentagonale, che proiettava la nostra regione in un ambito realmente internazionale. Mi domando che fine abbia fatto quell’Euroregione Senza Confini che il presidente Illy e quindi il sottoscritto avevamo cercato di costruire, insieme ai governatori della Carinzia e del Veneto, interloquendo sempre sia con la Slovenia sia con la Croazia. Senza un politica attenta al ruolo internazionale anche il ruolo economico della nostra regione è irrilevante.
Oppure: quali sono le chanches che ci stiamo giocando nella costruzione di quella Macroregione alpina, nata nel 2013 a Grenoble, che sta muovendo i primi passi e che si configura come un’occasione imperdibile in cui il Friuli Venezia Giulia, per motivazioni geografiche, infrastrutturali, storiche e culturali potrebbe giocare un ruolo di rilievo? Vienna, Budapest, Praga, Lubiana, Zagabria, Belgrado dovrebbero costituire i partner ideali di un sistema di trasporti intermodale che in Friuli Venezia Giulia trova la sede ideale realizzando un hub tra i suoi porti, gli autoporti, il suo aeroporto, le sue autostrade implementando finalmente le destinazioni ferroviarie verso Est così importanti per l’intera economia italiana. L’ultimo intervento importante che riguardi la viabilità internazionale – lo ricordo con orgoglio – è la realizzazione dell’autostrada che ha collegato finalmente Villesse a Lubiana, avvicinando all’Italia quella cosidetta Nuova Europa che potrebbe avere il Friuli Venezia Giulia come tramite privilegiato.
RENZO TONDO
PRESIDENTE AUTONOMIA RESPONSABILE