Riflessioni sul referendum


Angela Merkel sta sicuramente facendo gli scongiuri! Se di un fatto siamo certi è che gli endorsement di B. Obama portano davvero male… Brexit, Trump e riforma Renzi sono tre inconfutabili indizi, ovvero, una prova. Esortiamo l’ex presidente degli Stati Uniti d’America a non esprimersi più a favore dei candidati che predilige se proprio vuole portare loro qualche giovamento. Di battute, più o meno spiritose, ne abbiamo sentite già troppe. Autonomia Responsabile vuole solo sdrammatizzare una situazione tragica. Il no alla riforma di Renzi interrompe il percorso pericoloso contro la democrazia ma non risolve i problemi. Nella nostra regione la tirannia della maggioranza imposta dalla vicesegretaria del PD, che da 3 anni e mezzo sta strumentalizzando il suo ruolo istituzionale per favorire il suo partito, dimostra quanto danno possano arrecare ai cittadini riforme sconsiderate e antidemocratiche. Ricordiamoci che quattro mesi fa la vicesegretaria del PD ha superato il suo segretario impedendo l’indizione di un referendum, quello sulla riforma sanitaria. Ma, se in FVG il voto contro Renzi è stato più che chiaro, quanto è successo con le elezioni amministrative nella nostra regione ci dice qualcosa in più. Nella nostra regione la gente non ha aspettato (al contrario dei politici in consiglio regionale) che i pianeti si allineassero né a Roma, né a Bruxelles né a New York. Quando ne ha avuto abbastanza la salvaguardia di un minimo di diritti e di buon senso i cittadini, che hanno diritto al voto, l’hanno preteso. Ma a differenza di quanto è successo a livello nazionale, a Trieste come a Pordenone, a Codroipo come a Monfalcone, in FVG la gente ha preferito scegliere non la protesta fine a se stessa, bensì il cambiamento. E’ contro il governo autocratico della vicesegretaria del PD e dei Sindaci renziani che i cittadini della nostra regione hanno votato. Con il no alla riforma Renzi il centralismo democratico, applicato da noi per imporre le fallimentari riforme della sanita e degli enti locali, è al capolinea. Sulla riforma sanitaria si spende sempre di più ma con risultati peggiori, lo stesso dicasi per le unioni territoriali di cui sappiamo solo che diventiamo l’unica regione senza province. Chi governa la nostra Regione è riuscito non solo a produrre un danno volontario ma anche una beffa, si spera, involontaria. Gli effetti rivoluzionari delle “riforme” Serracchiani,, indipendentemente da ciò che dice la gente e gli addetti ai lavori, hanno terremotato i due fondamentali sistemi della nostra comunità. Ma c’è un terzo elemento (dove il dato regionale ha precorso quello nazionale) da considerare e che mette in evidenza un fatto ancora più significativo dal punto di vista politico: Monfalcone. A Monfalcone la gente ha votato non solo contro il PD ma anche contro la Confindustria, cioè a dire, la Fincantieri. Perché? Se è comprensibile (non certo giustificabile) che una grande industria persegua l’obiettivo di una mano d’opera a basso costo e non organizzata sindacalmente, non è assolutamente accettabile da parte della popolazione che le conseguenze sociali ed economiche siano scaricate sui cittadini di Monfalcone. È innegabile che nel passato per vincere la rendita delle tessere (sindacali e di partito) erano sufficienti per garantire il risultato finale, ma da quando ci si è cominciati a scontrare  con le conseguenze connesse al degrado causate da fenomeni migratori, vecchi e nuovi, lasciati a se stessi e privi di alcuna soluzione prospettica, anche la rendita delle tessere è passata in secondo piano. La Confindustria prenda atto che non basta più garantire posti di lavoro senza farsi carico minimamente del malessere che si accumula alleandosi con l’avversario storico asservito ai suoi voleri. Tanto più se la giunta regionale della vicesegretaria del PD, e le giunte comunali dello stesso colore, non solo non pongono rimedio ai problemi economici e sociali ma li alimentano con un retaggio ideologico legato all’ottocento. Le scelte compiute da parte del Pd, sia a livello nazionale che a livello locale, hanno peggiorato la situazione facendola esplodere. A livello locale assistiamo ad una smobilitazione caotica della rete ospedaliera che non è più in grado di rispondere ai bisogni vecchi e nuovi dei cittadini. A livello di politiche sociali, invece di arginare le conseguenze, vecchie e nuove dei propri cittadini, le scelte politiche sono ispirate dai miti dell’internazionalismo proletario. Chi ha osato protestare è stato accusato di populismo, di razzismo, a volte di fascismo. Per una città come Monfalcone che non è mai stata né populista, né razzista e tantomeno fascista, la cittadinanza ha deciso di difendere il proprio quotidiano senza perciò sentirsi né populista, né razzista né tantomeno fascista. Lo stesso, più in grande, è successo con il referendum. Ne prenda atto anche la Confindustria che, in fondo, è un’associazione sicuramente benemerita ma che non rappresenta gli interessi della maggioranza degli italiani. Lo stesso dicasi per il PD di Renzi e di Serracchiani che non è affatto in grado di garantire la pace sociale di cui avrebbero bisogno gli imprenditori degni di questo nome. 

VLADIMIRO KOSIC